Iter Legislativi e Esenzioni
LA CARENZA DI DATI EPIDEMIOLOGICI IN ITALIA
In Italia, non esiste ancora un Registro Nazionale dell’Endometriosi, sebbene sia previsto dal Disegno di Legge n. 888, che mira a istituirlo presso l’Istituto Superiore di Sanità. Attualmente, alcune regioni hanno avviato registri o osservatori regionali, ma i dati disponibili restano parziali e frammentari.
In assenza di un sistema di raccolta dati centralizzato, le stime più affidabili a livello nazionale risalgono all’Indagine Conoscitiva del Senato della Repubblica Italiana, promossa dalla senatrice Laura Bianconi e approvata dalla 12ª Commissione Igiene e Sanità il 18 gennaio 2006.
Questo documento, consultabile sul sito ufficiale del Senato (link al documento), si basa su dati ONU che riportano:
- 14 milioni di donne affette da endometriosi in Europa
- 5,5 milioni in Nord America
- 150 milioni nel mondo
La prevalenza esatta (numero totale di donne in trattamento per endometriosi in un dato momento) e l’incidenza (nuovi casi diagnosticati ogni anno) non sono ancora note con precisione, soprattutto a causa della mancanza di una diagnosi tempestiva e della variabilità dei sintomi.
A livello internazionale, si stima che circa il 10% della popolazione femminile in età fertile sia colpita dalla malattia. In Italia, una stima del Census Bureau del 2004 riportava circa 2.9 milioni di donne affette da endometriosi su una popolazione di poco più di 58 milioni di abitanti.
Secondo i dati più recenti dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel triennio 2021-2023 si è osservato un tasso di incidenza stabile a livello nazionale, pari a 0,76 casi ogni 1.000 donne in età fertile. Tuttavia, alcune regioni presentano tassi leggermente superiori alla media e sono: Bolzano, Veneto e Sardegna.
In queste regioni, l'incidenza supera 1 caso ogni 1.000 donne in età fertile. Inoltre, un'analisi preliminare dell'ISS suggerisce che il rischio di sviluppare l'endometriosi potrebbe essere associato alla residenza in aree contaminate da inquinanti ambientali con potenziale azione di interferenza endocrina, come diossine, policlorobifenili, piombo e cadmio.
Oltre al grave impatto sulla qualità della vita delle pazienti, l’endometriosi comporta anche un elevato costo sociale. Secondo il Ministero della Salute, solo per le giornate lavorative perse si superano i 4 miliardi di euro annui.
ENDOMETRIOSI E PARLAMENTO: UN CAMMINO ANCORA IN CORSO
Il termine “endometriosi” fa la sua prima apparizione ufficiale in Parlamento nel 2005, quando la Commissione Igiene e Sanità del Senato (XIV Legislatura) decide di avviare un’indagine conoscitiva sul tema, riconoscendo la malattia come un fenomeno di rilevanza sociale. L’iniziativa nasce sulla scia di quanto avvenuto in sede europea: il Parlamento Europeo, infatti, aveva adottato il 19 aprile 2004 la Written Declaration on Endometriosis (delibera 30/2004), chiedendo agli Stati membri di migliorare informazione, ricerca e assistenza sulla malattia.
L’indagine italiana, conclusasi con la pubblicazione di un documento ufficiale il 24 gennaio 2006 (consultabile qui), mirava a fotografare la situazione nazionale per:
- riconoscere l’endometriosi come malattia di interesse sociale e dal forte impatto economico;
- definire percorsi diagnostico-terapeutici centrati sulla donna;
- offrire strumenti per l’adozione di politiche pubbliche in linea con le raccomandazioni internazionali.
Responsabile dell’indagine fu la senatrice Laura Bianconi, che divenne anche prima firmataria – insieme al sen. Carrara – della prima proposta di legge sull’endometriosi, presentata nel novembre 2006 (n. 1195, XV Legislatura).
LE PROPOSTE DI LEGGE: UNA STORIA LUNGA E FRAMMENTATA
Nel corso degli anni, diverse proposte sono state presentate in Parlamento, tra cui:
- n. 2180 a firma dei deputati Bianchi, Realacci e altri;
- n. 2475 a firma di Zanotti, Bandoli e altri (XV Legislatura);
- n. 15 e n. 786, rispettivamente presentate nel 2008 dai senatori Bianconi, Carrara, Malan e da Dorina Bianchi (XVI Legislatura);
- n. 388, n. 3427, e n. 4516, firmate da Palagiano, Fucci, Pedoto e altri;
- n. 888, disegno di legge per l’istituzione del Registro Nazionale dell’Endometriosi, presentato al Senato nella XVII Legislatura, sostenuto da parlamentari come Bianconi, Fucci, Bianchi, Pisicchio, D’Incecco, Nicchi e Paolo Russo.
- Disegno di Legge S.630 – Senato della Repubblica presentato nel 2023
Nonostante l’interesse trasversale, nessuna di queste proposte è mai diventata legge.
IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI: VOCE ALLE PAZIENTI
L’A.P.E. ha sempre seguito con attenzione l’evoluzione normativa, contribuendo attivamente al dibattito pubblico e istituzionale. Ha promosso diverse iniziative, tra cui la manifestazione nazionale a Roma nel 2014, e ha partecipato alle audizioni parlamentari.
Nel 2018, il Senato ha ripreso la discussione su un disegno di legge dedicato, ma nel gennaio 2020, durante un’audizione in Commissione Igiene e Sanità, l’associazione ha espresso forti perplessità rispetto al testo proposto, ritenendolo insufficiente. Da allora, non si registrano aggiornamenti concreti sull’iter legislativo.
INVALIDITA' ED ESENZIONE: A CHE PUNTO SIAMO?
Molte delle proposte di legge presentate negli ultimi anni sull’endometriosi hanno cercato di inquadrare la malattia da un punto di vista normativo, promuovendo studi, dati epidemiologici e campagne di sensibilizzazione. Tuttavia, ciò che le pazienti chiedono con forza è il riconoscimento concreto dell’endometriosi come malattia cronica invalidante, con il diritto a rimborsi per le spese sanitarie e, nei casi più gravi, una tutela adeguata per la ridotta capacità lavorativa.
Un primo, importante riconoscimento è arrivato nel 2012, con la pubblicazione dello Schema di decreto ministeriale n. 507, che includeva per la prima volta l’endometriosi tra le patologie invalidanti riconosciute ai fini INPS. Questo schema si proponeva di aggiornare le tabelle di invalidità civile, ferme al 1992, sulla base dei nuovi criteri clinici e delle classificazioni internazionali. Nel decreto, l’endometriosi viene collocata tra i deficit funzionali dell’apparato riproduttivo femminile, riconoscendone l’impatto sulla qualità della vita, anche in termini di umore, dolore cronico, osteoporosi precoce e altri disturbi.
Per la valutazione dell’invalidità, è stata utilizzata la classificazione dell’ASRM (American Society for Reproductive Medicine), che distingue quattro stadi della malattia:
- Stadio I e II (forme minime e lievi): 10 punti di invalidità
- Stadio III e IV (moderate e gravi): da 11 a 20 punti
- Stadio III e IV con complicanze: da 21 a 30 punti
Tuttavia, il decreto non è mai stato approvato definitivamente: il ministro della Salute dell’epoca, Renato Balduzzi, non ha firmato il provvedimento prima della fine della legislatura, e nemmeno il suo successore, Beatrice Lorenzin, ha portato avanti l’iter.
All’epoca l'A.P.E. con il supporto di Cittadinanzattiva, scrisse al Ministero per segnalare alcune incongruenze nella classificazione. In particolare, la definizione generica di “endometriosi con complicanze” non rispecchiava la realtà clinica delle pazienti affette da endometriosi profonda, che spesso subiscono interventi complessi come resezioni intestinali o vescicali, reimpianti ureterali, fistole o stomie temporanee. In questi casi, il punteggio massimo previsto (30 punti) appare insufficiente. Allo stesso tempo, il punteggio assegnato agli stadi iniziali sembrava sovrastimato, creando una distorsione rispetto alla reale gravità della malattia.
Cosa significa “invalidità” per le donne con endometriosi?
Come spiegato dal prof. Antonello Crisci, medico legale, durante il convegno “RisolveEndo” organizzato daLL' A.P.E., l’invalidità civile si riferisce alla capacità lavorativa residua nelle persone tra i 18 e i 65 anni. Le tabelle ministeriali sono vincolanti per i medici legali INPS, che devono attenersi ai punteggi previsti.
- Per essere considerati invalidi civili è necessario raggiungere almeno 11 punti
- Per accedere al collocamento obbligatorio occorrono almeno 46 punti
- Per avere diritto a un sussidio economico servono 75 punti o più
Quindi, il semplice inserimento dell’endometriosi nelle tabelle non garantisce automaticamente benefici, ma rappresenta comunque un passo avanti fondamentale per il riconoscimento sociale e medico della malattia. Le pazienti che subiscono discriminazioni sul lavoro, ad esempio, potranno fare riferimento a queste tabelle per tutelarsi.
TICKET ED ESENZIONI: QUALI POSSIBILITA'?
Il discorso dell’esenzione dal pagamento del ticket sanitario è complesso. Esistono due principali modalità:
-
Esenzione per invalidità civile (attestato verde): si ottiene solo con una percentuale superiore al 75%
-
Esenzione per patologia cronica (attestato rosa): prevista solo per le patologie incluse nel DM 329/1999. L’endometriosi non è inclusa, ma nei casi più gravi – con compromissione di organi vitali – è possibile ottenere l’esenzione con codici relativi ad altre patologie, tramite certificazione medica e richiesta alla ASL.
In caso di disoccupazione e basso reddito, è inoltre possibile ottenere un’esenzione temporanea.
L’IMPEGNO DELL' A.P.E. E CITTADINANZATTIVA
Nel 2017 l'A.P.E. insieme a Cittadinanzattiva, avviò un dialogo con INPS per migliorare la tutela delle pazienti. Nel 2016 ha anche partecipato all’audizione del Comitato Tecnico Sanitario del Ministero della Salute, nell’ambito della legge 38/2010, portando la voce delle pazienti e sottolineando il diritto a non soffrire inutilmente e ad avere accesso equo alla terapia del dolore.
IL PARLAMENTO EUROPEO E IL RICONOSCIMENTO DELL’ENDOMETRIOSI
Il Parlamento Europeo si è più volte espresso sull’endometriosi, riconoscendola come una malattia cronica invalidante che necessita di maggiore attenzione a livello di salute pubblica, ricerca e tutela dei diritti delle persone che ne soffrono. Già in una risoluzione del 2005, il Parlamento ha evidenziato la necessità di aumentare la consapevolezza e la ricerca sull’endometriosi, sottolineando quanto sia sottodiagnosticata e trascurata nei sistemi sanitari europei.
Il 14 febbraio 2017, il Parlamento Europeo ha approvato una proposta fondamentale per la lotta all’endometriosi. Il testo, che invita a migliorare la ricerca scientifica, l’accesso a cure appropriate, la creazione di centri specializzati, lo sviluppo di campagne di informazione, e l’adozione di tutele economiche e lavorative, rappresenta un punto di svolta senza precedenti.
Nel febbraio 2023, un gruppo trasversale di 26 eurodeputati ha presentato un'interrogazione alla Commissione Europea per sollecitare un'azione concreta contro l'endometriosi. L'interrogazione evidenziava la mancanza di una strategia europea per affrontare la malattia, i lunghi tempi di diagnosi (fino a 10 anni) e i costi sociali stimati in 30 miliardi di euro annui a causa dei giorni di lavoro persi. Si chiedeva alla Commissione di garantire risorse dedicate per accelerare la diagnosi, introdurre esenzioni e predisporre strutture sanitarie pubbliche specializzate.
Nel marzo 2023, l'eurodeputata Marie Dauchy ha presentato una proposta di risoluzione per coordinare la lotta all'endometriosi a livello europeo. La proposta sottolineava la necessità di una maggiore cooperazione tra i centri di ricerca europei specializzati e invitava la Commissione a sostenere la cooperazione degli Stati membri nella prevenzione dell'endometriosi
L’INCLUSIONE DELL’ENDOMETRIOSI NEI LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA (LEA)
Un altro passo significativo è stato fatto in Italia il 13 gennaio 2017, quando l’allora Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha firmato l’approvazione dei nuovi LEA. Per la prima volta, l’endometriosi è stata riconosciuta come patologia cronica, seppure solo nei suoi stadi più avanzati (III e IV, secondo la classificazione ASRM).
A.P.E. IN EUROPA: LA VOCE DELLE PAZIENTI AL PARLAMENTO EUROPEO
Il 20 febbraio 2018, l’A.P.E. è diventata la prima associazione europea a partecipare ufficialmente a una conferenza sull’endometriosi al Parlamento Europeo:
"Endometriosi: conoscerla per affrontarla".
Durante l’evento – promosso dall’eurodeputato Damiano Zoffoli – sono stati presentati dati scientifici e testimonianze sul forte impatto sociale della malattia. L’iniziativa ha avuto l’obiettivo di aumentare la consapevolezza nei Paesi UE e favorire un’azione politica coordinata.
In questa occasione, l’eurodeputato Zoffoli ha anche depositato un’interrogazione scritta alla Commissione Europea per chiedere un maggiore sostegno alla ricerca sulle patologie femminili, tra cui l’endometriosi.
LE RICHIESTE DELL’ASSOCIAZIONE PROGETTO ENDOMETRIOSI
Nel corso degli anni, l'A.P.E. ha formulato richieste chiare e puntuali alle istituzioni:
- Attivazione effettiva e omogenea del Registro Nazionale dell’Endometriosi
- Approvazione del DRG di percorso per i centri specializzati, che garantirebbe cure senza limiti di spesa
- Integrazione della malattia nel Programma Nazionale Esiti (PNE) per la valutazione della qualità degli interventi
- Codice di esenzione per visite ed esami legati all’endometriosi
- Passaggio dalla fascia C alla fascia A per i farmaci ormonali
- Semplificazione dell’iter per il riconoscimento dell’invalidità, con una valutazione che tenga conto anche del contesto lavorativo e familiare
- Coinvolgimento strutturale delle associazioni di pazienti nei processi decisionali
Durante l’audizione presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato del 28 gennaio 2020, l’associazione ha ribadito alcune richieste fondamentali:
- Revisione delle tabelle di invalidità per includere l’impatto del dolore e della qualità della vita
- Tutele lavorative adeguate
- Esenzione dai ticket sanitari
- Educazione e sensibilizzazione sul dolore femminile
- Sviluppo di PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) omogenei su tutto il territorio nazionale
Inclusione attiva di tutti gli stakeholders, a partire dalle associazioni di pazienti
IL DIENOGEST IN FASCIA A: UNA BUONA NOTIZIA
Una novità importante del 2024: il dienogest è stato nuovamente inserito in Fascia A dal Servizio Sanitario Nazionale. Questo significa che il farmaco, utilizzato nel trattamento dell’endometriosi, torna a essere rimborsabile, rendendolo più accessibile a chi ne ha bisogno.
Cosa significa "Fascia A"? In Italia, i farmaci classificati in Fascia A sono quelli considerati essenziali o per malattie croniche, e sono interamente o parzialmente rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. Il rientro del dienogest in questa categoria rappresenta quindi un riconoscimento dell’endometriosi come patologia cronica che necessita di una terapia continuativa e accessibile.
Percè è importante? Il dienogest è un progestinico specificamente indicato per la gestione dei sintomi dell’endometriosi, come il dolore pelvico cronico, e per la riduzione delle lesioni endometriosiche. La sua efficacia è ampiamente riconosciuta nella comunità scientifica e rappresenta una terapia di prima linea per molte pazienti.
La sua esclusione temporanea dalla Fascia A aveva generato preoccupazione tra le persone affette da endometriosi, che si sono trovate a dover sostenere costi aggiuntivi per un trattamento spesso indispensabile. Il ritorno alla rimborsabilità è dunque una vittoria importante per i diritti delle pazienti e un passo avanti nella gestione equa e sostenibile della malattia.
Il ritorno del dienogest in Fascia A è anche il risultato di una crescente attenzione pubblica e istituzionale verso l’endometriosi.
Nel concreto: Chi ha una diagnosi di endometriosi e ha un piano terapeutico che prevede il dienogest, potrà ottenere il farmaco con prescrizione del medico specialista e pagarlo solo tramite ticket sanitario, se previsto dalla propria regione.
Per avere maggiori informazioni su come accedere al trattamento, è consigliabile rivolgersi al proprio ginecologo o centro di riferimento per l’endometriosi.